10 settembre 2006

DIETROFRONT

Ieri al seminario di Forza italia a Gubbio (ho visto al tg 4 o 5 ragazze molto carine ma anche molto esaurite che indossavano una t-shirt con scritto "Grande Silvio") il cavaliere ha preannunciato un dietrofront sull'appoggio dell'opposizione alla missione in Libano.
Ha dichiarato:" "Io non credo che noi potremo votare sì alla missione in Libano, certo tuteleremo i nostri soldati, ma attenzione perché le regole di ingaggio non rispettano più la nostra visione".
Chiedere al Berlusca quale è la loro visione? Quali sono le regole di ingaggio irrispettose? Io non sono clamorosamente d'accordo con queste costosissime missioni, se fosse per me me ne tirerei fuori volentieri, ma non possiamo. E' un impegno internazionale preso tra tutti, D'Alema a mio avviso si è mosso alla grande in questa situazione...ormai siamo in ballo e bisogna ballare.
Sarebbe meglio in questi casi avere il parlamento unito, ma se l'opposizione vuole fare da opposizione lo faccia, il voto passerà comunque.
Ma non cerchino i destraioli di dire: Iraq no e Libano si...non è la stessa cosa e lo sapete bene!

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Traduzione nei fatti delle decisioni dell'ex premier : partecipazione, come ascari degli anglosassoni, alla guerra di aggressione premeditata all'Iraq, in sfregio alla Costituzione ( complice Ciampi ) sì, partecipazione ad una missione Onu ( che avrei evitato anche io, visti i costi, ma speriamo di recuperarli con lo spot pubblicitario che l'Italia ha realizzato a proprio favore ) no.
Pensate che rischio abbiamo corso il 9-10 aprile .....

Anonimo ha detto...

Per me il motivo del dietro-frunt (in najese si dice così) di berlusconi è molto più banale: non fare alcuno sconto al centrosinistra; è una guerra politica senza esclusione di colpi.

Jerome ha detto...

E' assurdo anche perchè è assulutamente delirante un ragionamento che dice sì ad una azione unilaterale, di invaasione di uno stato sovrano, in sprezzo delle Nazioni Unite come è stata la guerra in Iraq e invece dice no ad un'azione di interposizione tra due stati per evitare che si scannino a vicenda e soprattutto per conto di un mandato Onu.

Nel non vedere questa sottile differenza c'è tutta l'incoscienza del centro-destra in politica estera, e non solo.

Jerome

Il Pianista ha detto...

concordo anche questa volta con bolso.
Berlusconi non fa nessun tipo di ragionamento internazionale o di politica estera.
Il suo è solo un calcolo interno per smarcarsi da una situazione complicata in cui sembra un po' con le armi spuntate e demotivato.
L'unica soluzione che ha trovato è stata quella di alzare di nuovo la voce attaccando su tutto l'opposizione per riprensersi un po' di visibilità.

Anonimo ha detto...

*Abbattere muri costruire ponti*

*Trasformiamo la tregua in pace*



Siamo stati a Beirut in missione di pace per vedere la guerra dal basso,
con gli occhi di chi la subisce, come abbiamo sempre fatto in passato,
in Iraq, in Turchia, a Belgrado, ancora in Iraq.

Abbiamo visto la distruzione delle vite e del futuro cui giorno dopo
giorno la popolazione del Libano era sottoposta, abbiamo ascoltato più e
più volte la richiesta di cessate il fuoco immediato, abbiamo anche
ascoltato le aspettative che l'Italia facesse la sua parte da protagonista.

Il cessate il fuoco non è la pace, ma è la condizione affinché alla pace
si possa almeno aspirare, perché sino a che cadono bombe e partono
missili non vi è speranza e, giorno dopo giorno, si muore.

Il cessate il fuoco è arrivato, tardivo, reticente, ambiguo e fragile,
ma è arrivato. Subito i Libanesi sono ritornati nei propri luoghi ed
hanno cominciato a ricostruire. Ora è decisivo che le armi continuino a
tacere. Molte altre cose sono necessarie per la pace, ma la prima è che
tacciano le armi.

Per questo abbiamo gioito, con i Libanesi, alla notizia che un accordo
era stato raggiunto nel Consiglio di Sicurezza e che le parti in
conflitto lo avevano accettato.

Per questo non siamo contrari alla partecipazione italiana alla forza di
interposizione dell'Onu: perché è una delle condizioni perché il cessate
il fuoco continui.
Se questo non avvenisse sarebbe una tragedia ulteriore innanzi tutto per
i Libanesi, ma anche per tutti gli altri popoli del Medio Oriente, che
si potrebbe incendiare ulteriormente e anche per tutti noi, perché si
avvicinerebbe la profezia del cosiddetto “scontro di civiltà”.



Ma vorremmo anche dire che questa non è la nostra politica, che questa
non è l'Onu di cui ci sarebbe bisogno, che per costruire la pace ci
vuole altro.

Questa è la politica resa possibile oggi delle diplomazie degli Stati
che giocano sulla pelle dei popoli i propri interessi strategici, non è
la politica della pace.

La pace si fa anche a piccoli passi, è una costruzione politica che si
persegue giorno per giorno, anche con i compromessi, cammina sulle
strade del possibile e chi vuole la pace, e non la "vittoria", lo sa e
lo persegue. Ma la pace necessita innanzitutto di giustizia e di diritti.



L’Onu di cui ci sarebbe bisogno è una Onu affrancata dai veti, in grado
di richiedere il cessate il fuoco il primo e non il trentaduesimo giorno
di guerra, di chiedere il rispetto di tutte le proprie risoluzioni, e
non solo di registrare gli accordi possibili tra i potenti.

La politica che vorremmo non è fatta da armi schierate tra altre armi,
ma di verità, giustizia, diritti.



Riteniamo che affinché la missione abbia successo riteniamo che occorra:

- una rigida neutralità. In questo senso desta preoccupazione la
esistenza di un trattato,stipulato dal Governo italiano precedente, di
cooperazione militare con una delle parti in campo. Questo trattato deve
essere sospeso almeno sino a che la missione è in corso.

- un forte rispetto della sovranità del Libano, che ospita la missione,
e che, solo, può definire le modalità di soluzione dei problemi interni
al paese, compreso il processo di disarmo di tutte le milizie.

- una chiara distinzione tra i compiti del contingente militare
nell'ambito di UNIFIL e le iniziative di sostegno al Governo, agli enti
locali e alla società civile libanese nella assistenza umanitaria e
nella ricostruzione sociale e materiale del paese. Azioni che devono
essere rigidamente affidate ad una missione civile separata da quella
militare.

- che si prema su Israele affinché rispetti la risoluzione 1701,
togliendo il blocco navale e aereo e consegni le mappe dei campi minati
nel Sud Libano che impediscono la ricostruzione e un ritorno alla vita
normale di una grande parte di popolazione libanese.

- che non ci sia una “doppia agenda” e che la partecipazione italiana
non sia finalizzata a conseguire vantaggi economici per le imprese
italiane nel “business” della ricostruzione.



Per la pace in medio oriente.

- La pace in Medio Oriente necessita che si chiuda il capitolo tragico e
vergognoso del colonialismo europeo, con il riconoscimento delle
responsabilità storiche dei paesi colonialisti verso i popoli
colonizzati e la rinuncia ad ogni velleità di controllo, egemonia,
influenza. Per questo sollecitiamo ancora il Governo italiano a
promuovere azioni di scuse e di risarcimento verso i popoli della Libia
e del Corno d'Africa, vittime del colonialismo italiano di inizio secolo.

- La pace in Medio Oriente necessita di riconoscimento dell’altro e
delle sue culture. Per questo riproponiamo la creazione in Italia di un
Istituto di alta cultura sul modello dell’Istituto del Mondo Arabo di
Parigi.

- La pace in Medio Oriente necessita di disponibilità al dialogo con
tutti e in particolare con le rappresentanze liberamente scelte dai
popoli e a comprenderne e a confrontarsi con le loro ragioni, anche con
coloro di cui non si condividono le scelte. Per questo riteniamo
positivi i segnali politici lanciati in Libano e in Palestina dal
Governo italiano e lo sollecitiamo a operare in questo senso anche in
Iraq. Anche nell'Iraq sprofondato nella guerra civile non c'è
alternativa al dialogo e alla conciliazione nazionale e l’Italia, dopo
il ritiro delle proprie truppe, potrebbe svolgere un ruolo positivo.

- La pace in Medio Oriente necessita che si ripristini la legalità
internazionale, con la fine di tutte le occupazioni militari, e il
riconoscimento dei diritti alla vita, alla libertà e al futuro di tutti
gli uomini e le donne che vi abitano a cominciare dagli uomini e le
donne palestinesi. Abbiamo a cuore il diritto alla sicurezza degli
uomini e delle donne che vivono in Israele al pari di ogni altro e ogni
altra, ma la sicurezza è la conseguenza della pace e della giustizia, e
non la sua premessa. Per questo sollecitiamo il Governo italiano a
sostenere la denuncia di Kofi Annan e del Governo libanese sull’uso di
armi illegali, anche favorendo una commissione di inchiesta dell'Onu
sulle violazioni occorse durante la guerra, a sollecitare il rilascio di
tutti i prigionieri illegalmente detenuti e a condannare ogni azione
rivolta ai civili.

- La pace in Medio Oriente necessita di una prospettiva di disarmo, a
cominciare dalle armi di distruzione di massa presenti in Medio Oriente
e non solo. Solo un processo complessivo di disarmo può impedire
ulteriori proliferazioni. Per questo sosteniamo la proposta di una
conferenza per un Medio Oriente libero da armi di distruzione di massa e
la richiesta di smantellamento dal territorio italiano delle armi nucleari.

- La pace in Medio Oriente necessita della convinzione da parte di tutti
che non sarà con le armi e con la guerra che si otterranno né la pace,
né i diritti, né la sicurezza. Per questo sosteniamo la proposta di una
conferenza internazionale per la pace in Medio Oriente con la
partecipazione di tutti i soggetti interessati.

- La pace in Medio Oriente, infine, necessita che la società civile
mediorientale che lotta, insieme, per la pace e la sovranità, per i
diritti, per la giustizia e per la democrazia possa crescere e
svilupparsi ed alimentare, nel dialogo con tutte le parti della società,
una prospettiva di sviluppo umano basato sui diritti di tutti e di tutte
che si imponga sugli autoritarismi e sui fondamentalismi. Per questo ci
siamo orientati a lavorare con le Organizzazioni Nongovernative locali
in tutti i paesi in cui siamo presenti sostenendo il loro operato e non
sostituendoci ad esse e invitiamo tutti a fare lo stesso.



La pace è lontana. Lontana dagli uomini e le donne che continuano a
morire in Iraq a decine senza che nemmeno più ce ne accorgiamo. Lontana
dagli uomini e le donne segregati a Gaza e nella West Bank . Lontana
dagli uomini e le donne che vivono in Israele, in Libano, in Iran, in
Europa, in Italia. Lontana dalle navi della disperazione che ogni giorno
approdano sulle nostre coste.

C'è molta strada ancora da fare. Speriamo che l'Italia, tutta, voglia
percorrerla. Un ponte per... con le poche forze di cui dispone ci sarà.

Johnny ha detto...

Berlusconi al governo ha sempre cercato di leccare il culo ai più potenti e tra USA e ONU chi ha più potere sono gli USA per cui
meglio l'Iraq e l'Afghanistan(tra poco l'Iran).

Credo comunque che il motivo principale sia come dicono bolso e pianista il semplice fatto di contrastare il governo come farebbe qualsiasi forza politica matura(da leggersi in modo molto ironico)

Anonimo ha detto...

Il compito di berlusconi non è quello di fare politica estera o governare il paese, ma di smontare l'avversario. la politica è così. la maggioranza governa e l'opposizione contrasta. è stato cosi quando lui governava, è cosi ora, sarà cosi quando ritornerà a governare.

Johnny ha detto...

La politica non è questo. il compito dell'opposizione non è "smontare" l'avversario. un'opposizione seria quando si trattano temi così importanti sarebbe capace di dialogare senza fare un ostruzionismo infantile

Anonimo ha detto...

come ha fatto la sinistra nei 5 anni scorsi????????!!!!!!!!!!!!!!