12 gennaio 2007

CHE FINE FARGLI FARE?

Che fine meritano Rosa e Olindo Romano? La coppia del momento, i due furiosi assassini del giallo, che ormai di giallo non ha più nulla, di Erba hanno ammesso il loro delitto.
Una di quelle ammissioni che fanno venire i brividi alla pari di quelli scaturiti dal fatto in sè.
"Gli aspiranti assassini Olindo e Rosa hanno studiato i dettagli, hanno seguito Raffaella per un paio di giorni, sono stati attenti ai suoi orari, al fatto che Azouz fosse lontano, in Tunisia, e hanno preparato un minimo di piano sul come e in che punto aggredirli. Lunedì 11, si sono decisi. Sarebbe stato l’ultimo giorno di cui Raffaella, Youssef e Paola avrebbero visto la luce.
Le due donne e il bambino sono arrivati a casa una decina di minuti prima delle 20, proprio mentre al piano di sopra Mario Frigerio e sua moglie, Valeria Cherubini, stavano per cenare, davanti al televisore in attesa del tiggì. Olindo il netturbino e Rosa la domestica quel pomeriggio avevano parcheggiato la macchina fuori dal cortile, cosa mai successa che certo sarebbe stata notata dai vicini. Avrebbero pensato, com’è stato, che i due non erano a casa. E invece loro aspettavano, pazienti, con le armi in pugno. «Siamo andati su e abbiamo bussato alla porta», comincia il racconto degli orrori ai magistrati. I due avevano indossato un doppio paio di guanti, per scongiurare il rischio di lasciare impronte digitali. Olindo Romano ammette il primo passo: «Appena Raffaella ha aperto l’ho colpita alla testa col martinetto » (una specie di cric per roulotte).
Sono stati minuti di sangue e urla. I Frigerio, nella mansarda di sopra, hanno sentito gridare aiuto, hanno pensato alla solita lite fra Raffaella e il marito Azouz e Mario Frigerio ha trattenuto la moglie, «non scendere adesso a portar fuori il cane, falli prima finire di litigare». Sono le 19.55.
«Quando Raffaella è caduta ho colpito sua madre», mette a verbale Olindo. I suoi colpi sono decisi, fortissimi, le due donne cadono esanimi e tutti e due, a quel punto, si accaniscono contro di loro con i coltelli. Raffaella riceve dodici coltellate anche se il colpo mortale, dirà poi l’autopsia, è il primo, alla testa. «Mentre mio marito era di là con loro due io ho ammazzato il bambino. L’ho ucciso con una coltellata, alla gola» confessa Rosa nella sua deposizione fiume. Youssef era così piccolo che sopraffarlo è stato un attimo. Forse lui ha per istinto alzato il braccino per difendersi, forse è per questo che ha piccole ferite da taglio anche sull’avambraccio e sulla manina destra. Madre e figlia, invece, sono state massacrate da tutti e due, con il cric prima e a coltellate poi.
Sono le otto. La mattanza in casa a questo punto è finita. «Ci siamo dati da fare per appiccare il fuoco» raccontano i due. Hanno raccattato libri, carta, e quanto di più incen diabile hanno trovato. Hanno usato un accendino e hanno dato fuoco, a cominciare dai vestiti che Raffaella aveva addosso.
Uccisi tutti e tre, i rumori erano cessati, loro hanno fatto il possibile per non farsi sentire. E infatti Valeria Cherubini non sentendo più nulla è finalmente scesa a portar fuori il cane. Giusto qualche minuto per una breve passeggiata nei dintorni. «Mentre stavamo uscendo si è sentito il rumore di qualcuno che arrivava dalle scale» ricostruisce Olindo Romano. Era lei, Valeria, con il suo cagnolino.
La signora sale, vede il fumo e corre a chiamare il marito, Mario Frigerio. «L’ho sentito che si avvicinava alla porta, l’ho aperta di scatto e l’ho colpito — racconta Olindo — quand’era a terra gli ho tagliato la gola finché non l’ho creduto morto». Ma c’era Valeria che urlava.E i coniugi Romano l’hanno inseguita fino a casa, hanno ammazzato a coltellate anche lei.
Il fuoco avanzava. Prima o poi qualche vicino avrebbe dato l’allarme. Bisognava scappare. «Ci siamo tolti i vestiti nel nostro garage- lavanderia e ci siamo lavati perbene» dicono i due. «Abbiamo messo tutto ciò che era sporco di sangue in un sacco della spazzatura, anche le armi, ci siamo cambiati e siamo andati a Como». C’era da buttar via tutto e da correre in un luogo lontano per crearsi un alibi credibile. «Sono passato davanti a un cassonetto che sapevo sarebbe stato svuotato all’indomani alle otto del mattino dal mezzo compattatore e ho buttato via tutto» dice Olindo il netturbino. Sapeva di più, l’assassino di Erba. «La spazzatura prelevata da quel cassonetto sarebbe stata portata al forno inceneritore a mezzogiorno del giorno dopo». Le tracce sarebbero state distrutte per sempre. Salvo quelle, piccolissime, trovate poi dal luminol dei Ris sulla Seat dei Romano.
L’alibi, l’ultimo tassello di un puzzle che Olindo e Rosa credevano perfetto. «Siamo andati al McDonald’s di Como e abbiamo ordinato da mangiare. Ci siamo messi lo scontrino in tasca e, dopo un po’, siamo rientrati a casa». Erano più o meno le 11. Vigili del fuoco, carabinieri, magistrati, personale del 118: erano tutti bianchi come cenci, sconvolti da quello che avevano visto al primo piano della palazzina. Sangue sui muri fino a un metro e mezzo da terra, corpi massacrati e anneriti dal fuoco, quel bambino a faccia in su, sul divano, con la gola tagliata. E Frigerio in fin di vita, sul pianerottolo. «Sono morti tutti. Si è salvato soltanto Mario» ricorda di aver detto a Olindo uno degli inquirenti intervenuto quella sera. Lui non ha fatto una piega. «Eravamo a Como, a cena fuori» si è preoccupato di ripetere. I carabinieri sapevano bene, per essere intervenuti più di una volta, che proprio lui e sua moglie litigavano spesso con Raffaella. E quella stessa notte a casa Romano è stata eseguita una perquisizione. Lui e signora sono rimasti in caserma da notte fonda alle due del pomeriggio del giorno successivo. Nessun passo falso. Non una parola che potesse sembrare sospetta. Erano convinti, i coniugi Romano, che avrebbero resistito a ogni pressione. Si sentivano finalmente liberati dall’insopportabile peso della convivenza con «quelli del piano di sopra». Tanto erano contenti di non avere più vicini «a rompere le palle» che dopo la strage si sono lasciati sfuggire più di un commento di entusiasmo raccolto dalle intercettazioni ambientali: «Adesso sì che si vive bene, senza quelli», «Vedi come si sta in pace?»."


Ho preferito riportare la testimonianza come l'ho letta sul corriere di oggi. Credo ci sia poco da commentare. due persone del genere, e già ho fatto uno sforzo a definirle persone, meritano di vivere? Credo di si, ma di vivere tra le pene dell'inferno. Per loro non voglio sentire parlare di prigione per redimersi, per rientrare nella società etc etc...dalla prigione in cui verranno rinchiusi dovranno uscire solo coi piedi davanti e con quattro pareti di spesso legno intorno. Ma non ora...dopo aver scontato tutta ciò che la vita gli riserva in termini di tempo in prigione. E non in isolamento...troppo bello. Li devono catapultare tra i delinquenti comuni, quelli che pur essendo dentro hanno un codice d'onore (tutto loro ma ce l'hanno). Devono vivere quelle scene da film di sodomizzazioni nella doccia e via discorrendo.



11 commenti:

Anonimo ha detto...

Se dico pena di morte qualcuno si scandalizza ?
Riflettiamo sul fatto che i fatti di cronaca più feroci ed efferati, svincolati dalle problematiche di criminalità organizzata, accadono in alcune parti della provincia del Nord ?
Comunque un episodio del genere non è un caso che sia accaduto in Brianza.
Perchè è una situazione da manuale.
Anni di predicazione di odio ed astio amplificati nel chiuso di una provincia chiusa con una comunità chiusa hanno dato i loro frutti.
E succederà ancora.

Anonimo ha detto...

Io ammiro e stimo moltissimo i familiari che riescono a non odiare quei 2 mostri ma solo a provar pena.Se fossi io al posto loro, li odierei in una maniera mazzesca... e mi augurerei le peggiori cose per loro. Direi che gliele auguro cmq....Riguardo alla pena sono d'accordo col compagno...

Anonimo ha detto...

come può una donna prendere un bambino per i capelli e sgozzarlo?

Fossi un familiare li sgozzerei con le mie mani. NOn ottengo nessuno indietro,ma almeno vederli morire questo si...

Anonimo ha detto...

e mi firmo intenzionalmente con nome e cognome.
:D

Anonimo ha detto...

Ergastolo, con parecchio isolamento.
E niente sconti di pena o semilibertà per buona condotta!

Il Pianista ha detto...

Prima riga a parte condivido il pensiero di rugbysta che porta a riflettere.
Ho sentito che nei bar del paese ancora ieri, dopo la confessione, le chiacchere erano più o meno queste.
"si, ma possibile che quello la proprio non ha fatto nulla?"

Sono contro la pena di morte certo che io non perdonerei proprio nessuno..anzi prudono proprio le mani.

Diciamo quindi carcere a vita,SENZA SCONTI, e ogni tanto qualche ricordino dei compagni di cella.

SOYUZ1968 ha detto...

Questo delitto somiglia molto a quei crimini premeditati e volontari che nascono dal degrado culturale, morale, ideologico ormai dilagante, dove odio, ovvietà, schematismo, mancanza di rispetto trovano terreno fertile a partire dal Bushismo.

Sì, è la cultura di Pietro Maso dove per ottenere vacuità si arriva ad uccidere anche i propri genitori, con la stessa facilità con cui si uccide per il petrolio e per prevaricazione fine a se stessa.

E' la cultura del Calderoli di turno dove è ammesso l'annichilimento del negro, dell'immigrato, del debole e dell'indifeso.

E' la cultura dell'incremento dell'impegno militare e dell'omicidio giustificabile per chi "disturba", che sia un somalo islamico o che sia un bimbo che piange.

Per rompere questa catena di orrore lasciatemi almeno predere le distanze dalla pena di morte e dai programmi sciacallo di Vespa.

Il Pianista ha detto...

Vespa...sempre peggio!

Johnny ha detto...

La pena di morte per loro sarebbe un regalo. Devono marcire in prigione. Già è stata chiesta la perizia psichiatrica e spero proprio che risulti chiaro e netto che non sono pazzi, sono solo due grandissimi pezzi di merda che non meritano di essere considerati esseri umani.

Turin Moonwhisper ha detto...

Purtroppo temo che passeranno come pazzi, e che presto torneranno in libertà. In fondo, prima di questa strage erano persone "normali" e rispettabili, a sentire i vicini e la barista, mica come "quello la"!

Dio, come vorrei avere delle bombe al napalm e bruciare tutta la brianza bigotta e meschina come quella.

Anonimo ha detto...

La perizia psichiatrica la farei ai giudici, e a tutti quelli che hanno iniziato a cercare scusanti per aleggerire il carico di colpe.
Metteteli in cella con due o tre tunisini di quelli giusti, e vedi che fine fanno!!!