Ecco un tema caldo, anzi bollente: l'eutanasia. la parola deriva dal greco e significa proprio "buona morte", cioè una morte voluta per alleviare le sofferenze.
Qui nasce il problema etico...può una persona decidere per la vita o la morte di un altro? Si può scegliere di morire per non soffrire? "Staccare la spina" è omicidio o un aiuto?
Mamma mia quante domanda e quanto può essere dura dare loro delle risposte.
Intanto bisogna sapere bene come si può procedere ad un'eutanasia. Ci sono tre modalità: passiva, lasciando morire la persona interrompendo cure o altro, attiva procurando la morte della persona e poi c'è il cosidetto suicidio assistito, che avviene informando la persona su tecniche e mezzi per togliersi la vita.
Nel mondo già diversi paesi (non tantissimi in verità) hanno reso possibile l'eutanasia, tra questi recentemente l'Olanda.
Ovviamente chi, soprattutto, è contro e osteggia l'eutanasia? La Chiesa cattolica, che con le menate del tipo che la vita è stata donata da Dio e solo da lui può essere tolta etc etc riesce a convincere molte, troppe persone esattamente come l'anno scorso sul tema referendum e come molte altre volte su battaglie per temi etici di rilievo.
Come avrete capito io sono a favore dell'eutanasia in tutte le sue forme. Girando i reparti di malati terminali, persone totalmente dipendenti da macchinari se ne vedono e tante e la prima cosa che pensi è: meglio la morte.
Perchè questo pensiero non lo si può fare diventare realtà, se la persona stessa o una persona cara alla medesima lo condivino? Penso sia molto peggio far soffrire una persona e con essa tutte quelle che la assistono. Non sto parlando di medici o infermieri che lo fanno per lavoro, ma dei famigliari, degli amici, di gente che si vede la vita segnata, costretta a passare chissà quante notti accanto ad un letto d'ospedale senza nessuna speranza che l'assistito possa tornare a parlarle.
Certo non devono essere scelte fatte a cuor leggero, ma devono essere scelte. Scegliere significa che ognuno sceglie, non che altri scelgono per te.
Non si può obbligare un dottore ad avvallare la scelta se è contrario, questo è ovvio, ma la possibiltà di decidere per il bene di coloro che sono interessati in prima persona deve essere un obbligo.
Magari se mi trovassi io nella posizione di dover scegliere opterei per la vita, ma non è giusto che la cosa sia imposta a priori da altri.
Anche vero che come sostengono alcuni i miracoli possono accadere, è capitato che gente data per spacciata si sia risvegliata magari dopo anni...insomma ognuno dovrebbe potersi mettere la mano sul cuore e decidere, questo non si può fare e questo mi fa incazzare.
Su questo tema consiglio la visione di "Mare dentro" di Amenebar, film di cui avevo già parlato in un post qualche mese fa.
Ho deciso di fare questo post dopo che, navigando sul sito dell'Ansa ho trovato il seguente articolo: PALERMO - "Che Dio non me ne voglia, ma se mio padre sarà dimesso dall'ospedale, non ho altra scelta che staccare la spina". Mirko Vegna, il cui padre Aldo è ricoverato in coma vegetativo all'ospedale di Cefalù e rischia di essere dimesso, insiste nelle sue intenzioni: "non è un ricatto, ma l'unica scelta di un figlio che non può per la quinta volta cercare un ospedale disposto a ricoverare un malato".Da 18 mesi in coma, Aldo Vegna, secondo quanto annunciato dal San Raffaele Giglio di Cefalù, il 15 giugno dovrà lasciare il nosocomio. "Capisco le loro ragioni - dice il figlio -, so che un malato nelle sue condizioni non può restare nella stessa struttura per più di 60 o 90 giorni. A Cefalù c'é da sei mesi e ringrazio i sanitari che lo hanno accudito benissimo. Ma mio padre non è un bagaglio". L'uomo, entrato in coma per un debito d'ossigeno al cervello, è stato prima ricoverato a Palermo, poi nelle marche, poi di nuovo a Palermo e adesso si trova a Cefalù.Mirko Vegna, 23 anni, spiega che "occorrono almeno settemila euro al mese per poter affrontare le spese di un ricovero domiciliare. Io ne guadagno poco più di mille, non abbiamo una casa, lavoro tra Messina e la Calabria e mio fratello di 16 anni vive con mia madre, separata da mio padre. Quanto al sostegno pubblico, non può che essere parziale". Ieri Il San Raffaele Giglio aveva sostenuto che non si può impegnare a tempo indeterminato un posto letto per un paziente in coma vegetativo permanente, impedendo che altri pazienti possano usufruire delle cure.La vita è piacevole. La morte è pacifica. E' la transizione che
crea dei problemi (Isaac Asimov)
1 giugno 2006
LA BUONA MORTE
by
Compagno di pranzi e cene
ore
16:05
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3 commenti:
Mah...settimana scorsa ho visto spegnersi mio zio, dopo un lento e progressivo decadimento durato 6 mesi. E' arrivato alla fine non più capace di intendere e di volere con sofferenze tremende...l'ultima settimana è stata terribile per lui e per i suoi familiari. Alla fine i suoi cari hanno detto che da morto aveva ritrovato quell'aria serena che aveva perduto nel crepuscolo dei suoi giorni....
tema molto delicato. Sono comunque tendenzialmente favorevole una volta valutate, laicamente e pragmaticamente, tutte le consegienze di una scelta come questa.
Certo che entrano in gioco dinamiche difficili da valutare.
Sempre stato favorevole, nonostante i leciti dubbi del caso.
Diciamo che, se dovessi trovarmi in gravi condizioni, gradirei che qualcuno staccasse la spina che mi tiene in vita.
Se dovessi decidere io per altri? Credo che lo farei: non sopporto l'idea di veder soffrire le persone care.
Concordo pienamente con asimov solo sulla terza frase, ma ho dei dubbi sulla seconda: come fa uno a sapere, da vivo, come si sta dopo la morte?. Sul fatto poi che la vita sia piacevole, ho molti dubbi...
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