La sera del 4 marzo 2005 un'autovettura dei servizi segreti italiani con a bordo Giuliana Sgrena e Nicola Calipari, giunta nei pressi dell'aeroporto di Baghdad transitava in direzione di un posto di blocco americano. La giornalista era stata appena rilasciata dai rapitori, a conclusione di una lunga trattativa condotta in prima persona dal Calipari (che aveva appena comunicato telefonicamente ad uffici del governo di Roma il felice esito dell'operazione e ne aveva informato anche l'ambasciata). La strada su cui si trovavano, la Route Irish, era presidiata a causa delle frequenti azioni ostili nella zona (135 da novembre a marzo, per la maggior parte fra le 19 e le 21, l'ora in cui transitava l'auto del SISMI), ma soprattutto per il previsto passaggio dell'allora governatore di Baghdad.
All'approssimarsi del veicolo alla zona vigilata, lo stesso fu fatto segno di numerosi colpi d'arma da fuoco; Calipari si protese per fare scudo col suo corpo alla giornalista e rimase ucciso da una pallottola che lo colpì alla testa. Anche la giornalista e l'autista del mezzo rimasero feriti.
A 14 mesi di distanza i nostri "amici" americani tramite il dipartimento di Giustizia di Washington hanno cmunicato "in modo definitivo" al ministero della Giustizia italiano di non poter fornire ulteriori informazioni oltre a quelle contenute nel rapporto del Multi National Corps-Iraq, già trasmesso al governo italiano, in relazione alla morte in Iraq del funzionario del Sismi Nicola Calipari.
Alcuni nomi si sano lo stesso, per esempio quello di Mario Lozano, della New York Army National Guard, fuciliere al posto di blocco, ma probabilmente non fu l'unico a sparare.
Fin dall'inizio delle indagini sono emerse due ricostruzioni diverse: quella italiana e quella americana. Possibile che noi italiani che facciamo di tutto per leccare il culo a Bush poi veniamo trattati così? Sembrerebbe proprio di si...noi contiamo come il due di briscola, lo sanno tutti, ci prendono in giro e non è la prima volta. Ora non ho dati alla mano ma mi pare che anche in seguito alla tragedia del Cermis venimmo trattati più o meno allo stesso modo.
Questa notizia, del rifiuto di fare i nomi da parte degli USA, non ha avuto la grancassa necessaria nei nostri telegiornali e questo è stato un grave errore. Difendiamo i veri, pochi eroi di cui possiamo vantarci invece di fare servizi di ore sui Quattrocchi o personaggi simili.
5 maggio 2006
QUESTI NOMI NON SANNO DA FARE, NE ORA NE MAI!
by
Compagno di pranzi e cene
ore
09:04
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7 commenti:
Perfettamente d'accordo, e aggiungo: la Sgrena si deve portare sulla coscienza la morte di quest'uomo.
Sempre.
Se avesse ascoltato le raccomandazioni della Farnesina, Calipari probabilmente sarebbe ancora vivo, e al mondo ci sarebbero un padre in più e una vedova in meno...
Stessi silenzi e coperture della bravata della funivia.....questo è un paese a sovranità limitata, grazie alla "bravate" del cavalier Benito Mussolini: che il ricordo del ventennio sia eterno monito delle coscienze!
E' triste che si possa essere trattati in un modo così orribile da un Paese considerato alleato anche se è risaputo che gli USA sono disposti a tutto per non fare brutta figura.
la verità e che noi siamo da 60 anni le pezze da piedi degli usa.
Per questo è ancora più scandaloso il viscido leccaculismo nel quale ci siamo avvinghiati negli ultimi anni.
In questo senso rivaluto Craxi che almeno per una volta mostrò i coglioni a Sigonella ponendo armi in pugno i carabinieri contro i marines USA.
4 marzo 2005: il mio 38°compleanno....
Se avessero rapito uno di noi avrebbero scomodato Calipari.
Non credo proprio.
In questa triste vicenda sono tutte vittime e colpevoli allo stesso modo.
La Sgrena faceva meglio a stare a casa sua.
Calipari faceva meglio a fare un'altro lavoro.
Lo Stato italiano faceva meglio a non partecipare a questa assurda guerra.
.... ed io era meglio se nascevo chessò in Polinesia o alle Antille Olandesi.
Ah la Polinesia! Ci andrei a poltrire per il resto della mia vita....
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