20 febbraio 2006

CASANOVA

Il film
Giacomo Casanova è un celebre seduttore. Esperto nei travestimenti, profondamente intelligente e furbo, ha la fama di non essere mai stato rifiutato da una donna finché un giorno conosce Francesca, la prima donna che sembra non corrisponderlo e che gli insegna il senso dell'attesa e la vera passione. Nella sfida più pericolosa della sua "carriera", in cui Casanova mette in gioco la sua reputazione e la sua stessa vita, capirà il vero significato e l'importanza dell'amore. (www.mymovies.it)

La storia di Giacomo Casanova
Giovanni Giacomo Casanova, detto in seguito Gian Giacomo, Giacomo e più semplicemente Casanova, nasce veneziano il 2 aprile del 1725, come risulta dal suo atto di battesimo redatto il 5 dello stesso mese, e perché la madre, Zanetta Farusso, è di Burano, tanto che è chiamata la Buranella, ma di padre parmense. In realtà è un veneziano doc, poiché è figlio illegittimo del patrizio Michele Grimani. La sua nascita illegittima è certa, indicata dallo stesso Casanova nel libello "Né amori, né donne", e dal fatto che un fratello del padre naturale, l'abate Alvise, fu suo tutore durante la minore età e dopo la morte del padre putativo. A quattordici anni riceve gli ordini come "abatino", più tardi entra nell'Università di Padova dove raggiunge giovanissimo, a sedici anni secondo la sua autobiografia, il titolo di dottore in diritto civile e canonico. Ricevuta la tonsura nel 1739, cerca una sistemazione prima in Calabria e poi a Roma. Nel 1745 è di nuovo a Venezia, protetto dal senatore Matteo Giovanni Bragadin. E da questo momento non si sente più parlare di Casanova come religioso.
Casanova era contemporaneamente un libero e un servitore. Secondo alcuni studiosi, pur non essendo più religioso, Casanova fu agente segreto della Compagnia di Gesù. Ma non ci sono conferme. Qualche dubbio si nutre anche sull'affermazione, fatta dal Casanova nelle sue memorie, di essere stato soldato e di avere soggiornato a Corfù come militare e di essere andato a Costantinopoli nel 1745. Lascia Venezia nel 1750 e gira per l'Europa, visita la Francia e a Lione si iscrive alla massoneria, torna a Venezia e nel 1755 viene imprigionato nei Piombi, il carcere veneziano, dall'Inquisizione con l'accusa di appartenenza a questa setta, magia, libertinaggio e vilipendio alle istituzioni. Dopo quindici mesi di segregazione, la notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre del 1756 (notte di Valpurga, si noti bene), fugge dai Piombi in modo rocambolesco e si rifugia a Parigi. A proposito della sua fuga, nel 1876 un certo don Rinaldo Fulin dimostrò che la fuga era tutta un'invenzione, che Casanova era uscito tranquillamente di prigione grazie all'interessamento dell'amico Bragadin. A trentun anni, Casanova riprende a viaggiare. Un po' per piacere personale, un po' perché spesso viene messo al bando. Ottiene molti favori presso i nobili, ma se li fa anche nemici, gioca, si occupa di finanze per i governi presso i quali trova momentaneo asilo, fonda imprese commerciali, giornali, introduce il gioco del lotto in Francia, ci prova in Inghilterra, scrive e pubblica numerose opere. È cittadino del mondo, ha salvacondotti di tutte le nazionalità, è fortunato, ma non ha pace. Nel 1767 è espulso dalla Francia, ne 1769 finisce in carcere a Barcellona e riallaccia contatti con il governo veneto. Nel 1772 torna nella città natale, diventa confidente dell'Inquisizione, sono sempre i pianeti in Pesci a dare questa indicazione un po' codarda, ma nel 1782 eccolo riprendere la via dell'esilio. La colpa è del libello "Né amori, né donne", nel quale fa imprudenti rivelazioni sulla società veneziana e del fatto che in dieci anni non ha fatto nessuna "soffiata" utile al tribunale. Ha cinquantasette anni, peregrina per le capitali europee: Parigi, Vienna, Dresda, Berlino, Praga, di nuovo Vienna dove incontra il Conte di Waldestein che un anno dopo lo assume come bibliotecario nel suo castello di Dux, in Boemia, dove resterà fino al 4 giugno 1798, giorno della sua morte, osservando e commentando ciò che accadeva in Europa, era un oppositore feroce della Rivoluzione francese, scrivendo le sue memorie per vincere la noia e per non cedere alla malinconia che derivava dall'avere pochi soldi, una salute malferma e di dover subire i dispetti dei servitori del conte.
Gli esegeti di Casanova, hanno notato che se nei suoi primi viaggi gli spostamenti rispondevano a necessità ben precise, anche derivate da incarichi di responsabilità conferitigli dai veri governi, nella seconda parte i suoi spostamenti appaiono cervellotici, impulsivi, umorali, quasi non sapesse oggi cosa avrebbe fatto domani e questo, secondo molti, avvalora la tesi che fosse agente della Compagnia di Gesù, come già detto, e al servizio della Massoneria. Il suo quadro non nega né l'una né l'altra delle possibilità: Casanova amava l'avventura, avere misteri, dare l'aria dell'uomo misterioso. Ma era eccessivo, non si riconosceva limiti e questo poteva portarlo ad essere abbandonato come una patata bollente. È stato accertato che nelle sue memorie calava gli anni delle sue conquiste. Nelle memorie parla di sedicenni, massimo venticinquenni, ma sfogliando e investigando, ecco che le signore avevano quaranta, cinquant'anni. Che fosse attratto dal sesso non c'è dubbio e se non fosse stato per questo, si può stare certi che avrebbe seguito la carriera ecclesiastica. Si può obiettare che l'essere religioso non ha impedito ad altri di avere amanti. È vero, ma Casanova era anche ligio alle convenzioni, alle regole, era un borghese nel senso migliore del termine. Inventava, abbelliva, nascondeva, ma sempre entro certe regole. Una cosa è certa: non avrebbe mai attentato al pudore di una pulzella, preteso quello che non gli si voleva concedere. E c'è un altro particolare, anzi più d'uno: se ha avuto tante donne, certo meno di quanto afferma, è perché era afflitto da insoddisfazione sessuale e perché attraverso il sesso affermava la propria virilità. Virilità che non era affermata da ciò che faceva, dalla vita che conduceva. Il libero, l'indipendente Casanova che girava in lungo e in largo, in realtà serviva padroni occulti. Per comodo o convinto di fare del bene a secondo del momento e dello stato d'animo, con fastidio ma incapace di tagliare. Amava quest'aria d'ambiguità, anche se era il solo, con i suoi capi, a saperlo. Insomma, a letto era un uomo e si riscattava dal sentirsi un galoppino. Comunque, poiché possedeva una fantasia scatenata, il numero delle amanti può essere sfrangiato abbondantemente.
Per essere intelligente, era intelligente. Anche i suoi detrattori gli riconoscono conoscenze enciclopediche, ma era un superficiale. Era uno che se si fosse dato meno da fare, avrebbe realizzato di più. Controsenso? Ma Casanova era un controsenso vivente!

4 commenti:

SOYUZ1968 ha detto...

"Io di patate ne ho viste tante, gustose, fragranti. Non ce la faccio a stare senza. Le ho provate tutte: americane tedesche olandesi, grandi e piccole, con la sorpresa. Le prendevo così, senza tanti complimenti, anche tre alla volta. Ma nessuna è come questa. Fidati di uno che le ha provate tutte."

Rocco Siffredi (Il Casanova degli anni '80/'90)

Anonimo ha detto...

Giuro che il mio 2°commento al post del pianista su mcdonald's, l'ho scritto prima di leggere quello di soyuz a questo post.

SOYUZ1968 ha detto...

Eheheh ormai abbiamo il mononeurone in duplex ^_____^, ma il first to file è quello che ha la priorità :-)!

Ma cosa intenderà quando dice che certe patate provate avevano la sorpresa?

Anonimo ha detto...

Sorpresa? Travoni, forse?