22 maggio 2007

TSO PSICHIATRICO...

Anche se a voi credo non freghi più o meno nulla dei miei racconti ospedalieri, mi piace, ogni tanto, rendervi partecipi degli avvenimenti più strani o significativi che mi rendono partecipe in corsia.
Il titolo di questa storia potrebbe essere: "Notte di ordinaria follia".
Stanotte ho avuto il turno in Ps, più precisamente ero assegnato, cioè lo era la mia assistente quindi anche io, al Ps psichiatrico.
La prima parte di nottata per noi era stata tranquilla, tanto è che ci siamo spostati nella cosidetta "aria calda" per aiutare (lei) e vedere (io alla mia prima volta) su un caso di ferita da arma bianca, altresi accoltellata al torace.
Ma non è questo l'episodio interessante, cioè lo è, ma meno di quello che è capitato dopo.
Ad un certo punto l'altoparlante chiama: "Signorina B... in ambulatorio psichiatrico!!". Molliamo tutto e andiamo.
Ci troviamo un ragazzo di 28 anni, aria poco ma davvero poco raccomandabile, con moglie al seguito, piantonato da due poliziotti. E' un Tso, trattamento sanitario obbligatorio. Il paziente aveva avuto già dei precedenti per tentanto suicidio, violenze su persone e su se stesso e cambi di personalità negli anni passati.
Capiamo subito che la situazione non è semplice. Il ragazzo non sa di essere in regime di Tso e appena lo scopre dallo psichiatra di turno va su tutte le furie (non che prima fosse calmo). E' 1.90 m, una novantina di kg tutto e soprattutto è alterato mentalmente, situazione che può rendere pericolosa anche una donnetta di 40 kg. Quando scopre il suo futuro, cioè che volente o nolente dovrà essere ricoverato a guardia II (reparto psichiatria del Policlinico) , opta per la seconda scelta, cioè il nolente. Tenta di aggredire la moglie, minacciandola che una volta fuori dall'ospedale si vendicherà su di lei, sui suoi genitori e sui suoi vicini di casa e persino sul figlio di due anni. La situazione si fa pesante e capiamo che la mia assistente (ragazza di 25 anni), io (non certo mingherlino ma più per abitudine mangerecce che per prestanza fisica) e lo psichiatra (grande oratore ma poco più) non possiamo bastare per "convincere" il paziente a sdraiarsi sul lettino munito di mezzi contenitivi e a sedarlo. scatto a chiamare chi di più grosso incontro in tutto il Ps. Due infermieri, un Ota e il poliziotto di guardia. da segnalare, come piccolo inciso, che i due poliziotti che avevano portato il paziente appena arrivato lo psichiatra se la erano data a gambe, sostenendo che il loro lavoro fosse terminato e che ora toccasse al personale qualificato. ??????????? What? Personale qualificato? Per bloccare un pazzo, minaccioso, irascibile e probabilmente violento mi pare più qualificato un poliziotto di un infermiere, no? Ma tant'è...
Insomma...in 5, più la mia assistente che però in quanto donna viene consigliata di mettersi nelle retrovie, più lo psichiatra che nelle retrovie ci stava già di suo senza consigli, ci muniamo ognuno di un gancio metallico per la chiusura delle contenzioni di cuoio e ci disponiamo intorno al paziente, che però ahimè, non sembra avere alcuna intenzione di addolcirsi. Ovviamente tralascio il linguaggio del paziente comprendente bestemmie, minacce fisiche e vitali a tutti, manate sui muri, tutto sentito a distanza di metri e metri e attraverso pareti e pareti. Il paziente ad un certo punto (probabilmente ha visto troppi film d'azione) di toglie la maglia urlando: "Se io faccio il Tso qualcuno di voi finisce male". Tu che ti credi pompato (verso un infermiere) vieni avanti che inizio da te. Il segreto è non cadere in provocazioni, non rispondere male, non prenderlo per il culo e non dare l'aria di avere paura (sai che segreto...). Avvicinarsi non è facile. Lo psichiatra continua nel tentativo di convinzione. Passano quasi due ore dall'inizio di tutto. Ad un certo punto ci ritiriamo di qualche metro per studiare la tattica. L'infermiere più esperto propone di avventarsi sul paziente dicendo: "Uno di noi le prenderà ma gli altri lo riescono a bloccare!". Risposta in coro: "Sti cazzi. Io no. Io no. Io no. Io no." Insomma...proposta bocciata. Un pugno di quello in quello stato mentale e con quella rabbia in corpo non voleva prenderselo, e direi ovviamente, nessuno.
Si passa al piano B. Chiudendo il cerchio dobbiamo costringerlo ad avvicinarsi al lettino. A quel punto uno gli mette un lenzuolo in faccia e lo tira all'indietro tenendo immobili testa, collo e prima parte di busto. Gli altri si lanciano ognuno su un arto. La mia assistente lega i mezzi contenitivi il più in fretta possibile, lo psichiatra parla (tanto per cambiare).
Sembra assurdo ma è andata proprio così. Inizia il gioco di sguardi tra noi per capire il segnale partenza. Bisogna essere super coordinati altrimenti qualcuno rischia la mascella. Lo psichiatra parla, il paziente urla ma non capisce cosa lo aspetta. Si avvicina al lettino. Si avvicina, si avvicina. L'infermiere con il lenzuolo da il via. Zac!!! Tutti addosso. Il paziente si divincola, ma nulla può contro noi tutti. Urla e minaccia ma la voce è attutita dal lenzuolo che lo tiene fermo. In un paio di minuti e legato al letto e gli viene fatta la terapia che dovrà sedarlo in modo da permettere il trasferimento in psichiatria. Prima che il farmaco faccia effetto su un gigante del genere (ci vorrà un'oretta) il paziente e più incazzato (ci credo) di prima. Sputa, minaccia tutti uno per uno. Allo psichiatra urla: "Anche dovessi stra qui dentro mesi appena esco di vengo a cercare e sei morto. La tua faccia l'ho imparata e ti vengo a cercare". Lo psichiatra senza battere ciglio continua a parlare però scrive nel diario medico questa frase parola per parola :-D.
Prima che faccia effetto il farmaco il paziente a furia di divincolarsi riesce a spezzare un polsino di contenzione (di cuoio, come cazzo avrà fatto?) che prontamente viene sostituito. Dopo un'oretta ronfa che è un piacere e con la lettiga interna lo portiamo, sempre ben legato non si sa mai, al reparto, dove si spera, lo cureranno almeno provvisoriamente.
Noi andiamo uno per uno in cesso a pulirci le mutande dalla merda accumulata in quei minuti :-D
Scherzi a parte...il pensiero va a quel povero ragazzo, così giovane e così malato. Come ha detto Cristicchi nella canzone di quest anno: "...questa è malattia mentale e non esiste cura". Il pensiero va alla povera moglie e al povero figlio, il paziente tra 2 settimane, un mese, tre mesi uscirà, starà meglio per un po' ma poi si ripeterà, questo è il suo destino e di quelli che gli stanno intorno.
Fine del racconto, spero un minimo vi abbia interessato. Un po' diverso dalla solita politica, dallo sport, ma una storia...direi di ordinaria follia.

6 commenti:

Il Pianista ha detto...

la cosa che mi rende triste è pensare ai suoi familiari. La moglie che ci deve convivere ogni giorno e il bimbo di due anni che insieme hanno deciso di far nascere.
Inutile giudicare quel poveraccio che si sarà ridotto così per gravi motivi ed è malato. Ad ogni modo, se fgià c'erano segnali avrebbe potuto evitare di mettere al mondo un figlio.

Jerome ha detto...

che botta...

meno male che almeno i manicomi sono chiusi

Jerome

Anonimo ha detto...

Ma non gli si poteva sparare un anestetico, come fanno i rangers del Serengheti coi rinoceronti?

vlaste ha detto...

L'ho detto e lo ripeto... io non riuscirei mai a fare un lavoro come il vostro... il tizio mi avrebbe fatto sicuramente pena ma prima avrei pensato a me stesso e ai MIEI familiari se mi fosse successo qualcosa. Lo so, è sbagliato, per questo non faccio un lavoro di questo tipo.

Johnny ha detto...

Che esperienza, non credo sarei stato in grado di viverla senza riempirmi le mutande.

alex ha detto...

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