23 dicembre 2005

HISTORY OF VIOLENCE


Ottimo film, ottima regia e ottima interpretazione. Questa è la mia recensione sul film, come al solito non voglio fare un post raccontando trama, mettendo voti o facendo una critica, quello è il ruolo del fido Vlaste nel blog sul cinema che potete trovare tra i miei link.

Di sicuro parto col dire che il titolo non poteva essere più azzeccato, raramente ho visto un film di questa violenza, o meglio in cui la violenza è stata rappresentata così realisticamente. Bravura del regista che con le sue riprese riesce a fare entrare nel vivo delle scene. Chi è debole di stomaco non vada a vedere sto film, o si prepari a stare per 3/4 con le mani davanti agli occhi.

Protagonista del film è la classica famiglia che vive il sogno amercano: due figli, una casetta, un lavoro per entrambi i genitori (due bravissime persone rispettate da tutta la cittadina), due bravi figli, insomma una famiglia che aveva tutto quello che può desiderare una famiglia normale. Però il destino fa si che tra le mura di casa arrivi un qualcosa in più, non desiderato, ma che fa parte dei sogni di molta gente: la notorietà, dovuta in questo caso all'essere diventato eroe dopo aver ucciso due violenti rapinatori nella sua tavola calda, che si apprestavano ad uccidere clienti e camerieri.

Questo cambia radicalmente la vita del protagonista, Viggo Mortensen, e di tutti i suoi cari. La fama sembra portare fortuna al nostro "eroe", finchè non gli si presenta davanti agli occhi il passato, un passato che aveva voluto dimenticare, ma che ora dovrà affrontare di nuovo.

Potrei parlare di tante altre cose, ma rischierei di svelare troppe cose su un film che voi lettori dovete ancora vedere e ve lo consiglio vivamente, potrà anche non piacere ma darà comunque spunti di riflessione.

3 commenti:

vlaste ha detto...

ti ringrazio per le puntuali e calde citazioni...
Devo ammettere che mi hai incuriosito... però la settimana prossima scatta "le cronache di Narnia"...

Rinnovo il mio invito a mandarmi una piccola recensione e un voto, al resto ci penso io...

Anonimo ha detto...

Di violenza ce n’è eccome nel film di Cronenberg. E non è per niente sottintesa, velata, subodorata.
Dal secondo tempo in poi è spiattellata addosso senza troppi convenevoli…

Se l’intento del regista canadese era quello di presentare un caso di doppia personalità, di mostrare come la natura umana sia capace di tutto e del contrario di tutto, allora l’obiettivo è stato centrato in pieno.
Ma a mio parere la parabola del protagonista è stata eccessivamente esasperata. Nel bene e nel male.
Tom Stall (Viggo Mortensen) all’inizio appare non solo come un bravo padre di famiglia, un onesto lavoratore e un marito premuroso, ma come l’uomo perfetto, il “più buono del mondo”, a detta della sua bellissima moglie. E’ un esempio di rettitudine, dedizione ai cari, attaccamento alla comunità in cui vive.
Poi, svelato il mistero legato al suo passato, si trasforma in un micidiale e spietato assassino, privo di sentimenti e pietà.
La sua missione diventa la vendetta: cieca, acerrima, senza esclusione di colpi.
In altri termini, prima ci innamoriamo di Dottor Jekill, subito dopo, detestiamo il Mister Hide che è diventato.

Avrei preferito di gran lunga un’analisi più complessa e sofferta della psicologia di Tom. Una descrizione del conflitto interiore da lui vissuto, una spiegazione di come il ricorso alla violenza, a volte, sembri l’unica strada possibile, ma non per questo indolore.
Anziché vedere un Viggo-Terminator che fa fuori tutti, avrei voluto partecipare al dramma di un uomo imperfetto e beffato dalla sorte. Avrei voluto immedesimarmi, comprendere le sue reazioni, perdonare i suoi sbagli.
Ma come si fa a essere indulgente nei confronti del giustiziere della notte?
http://www.travirgolette.com/2005/12/31/a-history-of-violence/

SOYUZ1968 ha detto...

Il cinema di Cronenberg va analizzato nelle sua biologia strutturale, nulla è mai gratuito in Cronenberg.